Decarbonizzare l'edilizia: come farlo in 7 passi.

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MAGGIO, 2018

di Antonia Solari, Architetto e Giornalista

Decarbonizzare: è il tema dell’ultima edizione di REbuild, la piattaforma dedicata all’innovazione in edilizia, ma è anche un termine sempre più ricorrente perché legato a un’esigenza concreta del settore.

Decarbonizzare significa ridurre le emissioni di CO2, un’azione necessaria sia per rispettare gli accordi internazionali, come quello sul clima, di Parigi, sia per raccoglierne i vantaggi nella nostra quotidianità.

Se il termine abbraccia la pressoché totalità dei settori produttivi e dei comportamenti del singolo, in questo contesto cercheremo di restringere il campo sull’edilizia, pur mantenendo una prospettiva ampia, perché, come conferma Thomas Miorin, presidente REbuild, è attraverso la progettazione integrata e la collaborazione fra discipline che si raggiungono i risultati migliori.

E se, nonostante questo approccio pratico, l’argomento sembrasse ancora troppo lontano dalla nostra quotidianità, basti sapere che è solo attraverso la riqualificazione degli immobili (e quindi il taglio delle emissioni) che si vedrà crescere il loro valore: «In questi anni difficili il mattone sarà sempre più un rifugio e un investimento e avrà valore quando sarà in grado di partecipare alla decarbonizzazione, perché la CO2 è il sistema di misura ultimo», dichiara Thomas Miorin.

Ma come arrivare al contenimento delle emissioni in edilizia? Per cominciare, seguendo queste sette indicazioni

1. Scegliere i materiali
Se gli argomenti dei prossimi capitoli, dal processo digitale all’edilizia 4.0, sono ai loro albori, la consapevolezza sul fatto che scegliere i materiali con attenzione sia il primo passo per costruire in modo sano ed efficiente è ormai assodata.
Carbon footprint, ciclo di vita e possibilità di riciclo sono solo alcuni dei parametri da studiare, validi sia per i materiali di origine naturale, sia per gli ultimi risultati dei percorsi di ricerca.

L’obiettivo è di garantire la costruzione di un involucro efficiente e a basse emissioni, perché: «La quantità di emissioni è la metrica ultima per misurare la qualità e i costi del ciclo di vita di un edificio e, quindi, riguardo all’investimento in atto», dichiara Thomas Miorin.

 

2. Certificazioni energetiche accurate
C’è un primo ostacolo da superare, relativo alle prestazioni di un edificio, e riguarda il contrasto fra percezione e realtà. Secondo quanto riportato da REbuild, infatti, la prestazione attesa da un involucro edilizio è ben diversa da quella reale e, ad esempio, l’APE, Attestato di Prestazione Energetica, non si riflette in bolletta. Allo stesso modo, la quantità delle sue emissioni non corrisponde a quanto ci si aspetta e, nello specifico, è solitamente quattro volte più alta rispetto alle attese.

Diventa fondamentale, quindi, non solo affidarsi a professionisti preparati e aggiornati ma, eventualmente, ricorrere alle certificazioni energetiche volontarie.

 

3. Fare squadra coi i professionisti giusti
Se l’involucro edilizio diventa sempre più complesso, essendo il risultato di una sommatoria di competenze che spaziano, ad esempio, dalle specializzazioni legate ai materiali a quelle impiantistiche, diventa fondamentale spingere verso la collaborazione fra le discipline.
Sarà da un percorso condiviso, infatti, che si otterrà il risultato migliore.

 

4. Dal mattone alla città
In linea con il capitolo precedente, anche l’integrazione di scala è fondamentale per registrare un notevole taglio di emissioni. Se, infatti, si metterà in connessione l’intervento del singolo con progetti a scala più grande, fra urbanistica e mobilità, l’ottimizzazione dei risultati sarà al massimo. Miorin né dà conferma: «Se cambiamo la scala passando dal piccolo componente all’unità immobiliare, dall’unità immobiliare al condominio e dal condominio alla città, ogni gradino permetterà di acquisire una maggiore dimensione di libertà, capace di portare all’ottimizzazione energetica ed economica».

“Se cambiamo la scala passando dal piccolo componente all’unità immobiliare, dall’unità immobiliare al condominio e dal condominio alla città, ogni gradino permetterà di acquisire una maggiore dimensione di libertà, capace di portare all’ottimizzazione energetica ed economica. ”
5. Edilizia off-site
Passando dai “comportamenti virtuosi”, dal gioco di squadra alla connessione fra discipline, a una visione più aperta e futuribile, ecco che la decarbonizzazione può essere il risultato di un nuovo modo di vedere il processo edile.

Fra le componenti di questa nuova visione, l’edilizia off-site. Si tratta, in sintesi, di spostare il nucleo della costruzione dal cantiere all’azienda, per dare alla prefabbricazione un ruolo di primo piano. Se un numero crescente di elementi potrà essere costruito in fabbrica e composto in cantiere, i vantaggi si moltiplicheranno; i più tangibili riguardano i tempi e i costi di cantiere, che potranno essere più controllati e contenuti. Diretta conseguenza, la riduzione di emissioni.

 

6. Processo digitale
Per arrivare all’edilizia off-site è necessario fare un passo indietro, perché la prefabbricazione si basa su un processo digitale, come anche altri aspetti del cantiere del futuro.

Come racconta l’architetto Andrea Argentieri, parte della Community REbuild: «Il processo digitale è uno dei percorsi più innovativi che ci possano essere e rappresenta un’occasione per sperimentare e programmare sia le fasi che precedono il cantiere, quindi l’analisi dei bisogni e degli obiettivi, sostenibili e adatti al luogo, sia quelle legate alla costruzione.

La digitalizzazione permette di pianificare gli interventi e garantisce velocità, risparmio di tempo, sicurezza nei cantieri, sia di edilizia pubblica che privata».

 

 

7. Edilizia 4.0
Unendo l’innovazione relativa ai materiali e ai processi e affiancando alla progettazione una consapevolezza sull’importanza della decarbonizzazione, si raggiunge il concetto di edilizia 4.0.

Ma cosa significa? Viene in aiuto l’architetto Argentieri: «Si tratta dello sviluppo dell’edilizia attraverso sistemi industrializzati e attraverso l’analisi dell’intero processo.

Ovvero, una corretta analisi dei bisogni e dei servizi e una corretta pianificazione e industrializzazione degli elementi prefabbricati e standardizzati, in grado di portare un rinnovo del comparto edilizio. Nella mia visione questo nuovo capitolo riguarda il settore residenziale ma è affiancato a tutto il mondo del costruito, dai servizi, alle scuole, alle infrastrutture, per una nuova forma di rigenerazione urbana».

E voi, condividete questo percorso per il futuro dell’edilizia? Cosa ne pensate? Dite la vostra nei Commenti qui sotto!