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GENNAIO, 2018
di Antonia Solari, Architetto, Giornalista
Combattere le dispersioni termiche è, per l’ambiente e per le bollette, fondamentale. Per raggiungere l’obiettivo sono numerosi gli interventi possibili, spaziando, ad esempio, fra la sostituzione degli infissi, l’aggiornamento degli impianti, l’adeguamento della copertura oppure la riqualificazione attraverso un nuovo isolamento delle strutture.
Anche in questo ambito è possibile scegliere fra i diversi sistemi, dai cappotti per esterni e per interni, ai semplici pannelli. Stringendo sempre di più l’ambito d’azione, si può fare un ulteriore passo in avanti, che non riguarda solo i metodi e le tipologie di posa in opera, ma anche gli specifici materiali di cui sono composti i pannelli.
Se le soluzioni più frequenti sono basate sull’uso di materiali di sintesi, fra cui il polistirene espanso sinterizzato (EPS), sta crescendo la consapevolezza che scegliere materiali di origine naturale, dal sughero alla cellulosa, permette di migliorare non solo le performance di isolamento dell’involucro ma anche il livello di comfort abitativo.
I vantaggi relativi all’applicazione dei sistemi a cappotto sono trasversali rispetto ai materiali di cui è composto; si attesta (fonte: Cortexa, Consorzio per la Cultura del Sistema a Cappotto) che l’applicazione di un cappotto termico per esterni, posato a regola d’arte e certificato, consente di ridurre le bollette del 45%, perché grazie all’isolamento dell’edificio si abbatte la dispersione termica e quindi il consumo di energia per riscaldare e raffreddare. Un altro numero, relativo al rispetto per l’ambiente: con un cappotto si risparmiano 630 kg di CO2 all’anno per ogni abitazione. Non ultimo, grazie a questi accorgimenti il valore dell’immobile subisce un sicuro incremento, parallelo all’innalzamento della classe energetica di riferimento.
Se, quindi, i benefici conseguenti all’applicazione di un cappotto termico sono assodati, è curioso approfondire l’aspetto relativo ai materiali di cui il sistema è composto. Quando di origine naturale, gli isolanti permettono non solo di contenere le dispersioni termiche ma anche di garantire la salubrità dell’aria, dichiarando guerra all’inquinamento indoor. “Il cappotto oltre a isolare termicamente deve garantire comfort abitativo”, dichiarano da CMF Greentech, “e le fibre naturali, come la canapa, garantiscono completa permeabilità al vapore, evitando qualsiasi tipo di condensa”. Spazio a canapa, sughero, cellulosa, lana e fibra di legno, quindi.
Nella maggior parte dei casi ricavata da carta riciclata che viene sfibrata seguendo un processo diviso per tappe, la fibra di cellulosa rappresenta un’ulteriore alternativa green. Alcuni dati (fonte: Isolare): uno strato di 30 cm di isolamento a base di fibra di cellulosa sulla copertura riduce del 90% la dispersione e porta a un risparmio sulle spese di riscaldamento del 25-35% a seconda della struttura esistente, oltre a garantire il comfort residenziale. Per il sistema a cappotto le soluzioni sono disponibili sul mercato e, con l’aggiunta di alcune componenti, come il sale di boro, si aumenta la sicurezza in caso di incendi oltre alla resistenza a muffe e parassiti.
Daniela Ducato, imprenditrice sarda fondatrice di Edizero – che nel 2015 ha ottenuto il riconoscimento di “campionessa mondiale di innovazione” dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella – propone, fra i biomateriali lavorati dalla sua azienda, un sistema di isolamento basato sull’uso della lana delle pecore sarde. Da sempre usata per filati e tappeti, la lana vergine è anche un eccezionale isolante termico, chiaramente a impatto zero e lavorabile sotto forma di pannelli e rulli, per fare in modo che si possa comporre un sistema di isolamento a cappotto per interni o per esterni.
Pressate e legate in modo meccanico per comporre pannelli, le fibre di legno hanno eccellenti proprietà isolanti, sono traspiranti e di provenienza controllata. Le aziende che lo scelgono, infatti, possono basarsi sull’uso di legno certificato FSC, quindi soggetto a riforestazione programmata. Ad alte prestazioni, i pannelli in fibra di legno possono essere usati sia per il capotto, sia per singoli interventi di isolamento termico, per pareti verticali, orizzontali o coperture. L’omogeneità del materiale fa in modo che l’efficienza del sistema sia costante.
Fonte rinnovabile, a rapida ricrescita, con caratteristiche di permeabilità al vapore che condensa fra isolante e muro esterno, la canapa è uno dei materiali di maggior uso nei sistemi di isolamento. Riciclabili, gli elementi in canapa vengono declinati in funzione della richiesta edile, quindi in pannelli di diverso spessore e tipologia, ciascuno, però, caratterizzato da semplice lavorabilità, proprietà traspiranti e totale assenza di componenti di disturbo per chi soffre di irritazioni cutanee o problemi alle vie respiratorie.
Ultima tappa: le finiture
Sia che si tratti di cappotto per esterni che per interni, l’ultimo capitolo riguarda la finitura da applicare sull’ultimo strato di isolamento. Oggi il mercato è molto vario e comprende anche numerose soluzioni pensate per contenere l’impatto ambientale e garantire il comfort abitativo. Dalle pitture fotocatalitiche, in grado di combattere l’inquinamento e con proprietà autopulenti diffuse soprattutto per i prospetti esterni, ai colori basati su formulazioni all’acqua e componenti naturali, la scelta è davvero ampia.